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Giovedì, 22 Settembre 2011 12:09

L'Università del Bene Comune

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Dall’economia della conoscenza alla società dello sviluppo umano.

Nei primi anni Novanta, il processo di unificazione dell’Unione Europea era sospinto dal forte vento della moneta unica e dalla speranza di radunare, aumentandone la forza e la competitività, le economie più forti e stabili del continente. Si sperava, a seguito del processo di unificazione economica, di arrivare all’unione politica in modo naturale e conseguente.

Oggi, di fronte alla crisi economica e al rischio che persino l’Euro venga rimesso in discussione, sappiamo che non è andata così.

Eppure nel 1993 Jacques Delors, nel suo Libro Bianco, delineava le strategie, poi riprese nel cosiddetto Processo di Lisbona, per rendere l’economia europea la più competitiva al mondo, puntando in modo particolare sulla riduzione della disoccupazione attraverso un investimento sostanziale nella ricerca, nell’innovazione, nell’istruzione e nei servizi sociali. Ai cittadini europei, sosteneva Delors, è chiesto di “imparare ad imparare nel corso della vita”.

Nasce da qui il sogno dell’”economia basata sulla conoscenza più competitiva al mondo”. Una visione dei saperi e dell’educazione come uno strumento fondamentale per lo sviluppo del “capitale umano”. Una concezione, questa, che ha dato molto da discutere, benché tutti, in Europa, fossero disposti a competere più sull’innovazione che sull’abbassamento del costo del lavoro e sulla riduzione dei diritti garantiti.

Si è criticato, infatti, anche a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi del Libro Bianco, in particolar modo in questa fase di recessione globale, un approccio verso il sapere del tutto indirizzato all’economia. In molti hanno lottato per riaffermare un’idea non utilitaristica della conoscenza, considerata “bene comune” al pari dell’acqua e volta a garantire un pieno sviluppo della persona umana.

Nasce così nel 2004 anche il progetto educativo Università del Bene Comune, che svolge un’attività di educazione alla cittadinanza incentrata sul trinomio “immaginare, condividere e agire” e sull’apprendimento del vivere insieme.

Un progetto fondamentale per tenere viva una concezione dell’educazione alla cittadinanza che non può assolutamente essere schiacciata dalle logiche del mercato e della competizione globale.

L’ Università del Bene Comune è costituita ad oggi da quattro facoltà:

Facoltà dell’acqua: per una nuova cultura della società civile fondata sull’accesso all’acqua come bene comune pubblico, patrimonio dell’umanità, appartenente a tutte le specie viventi;

Facoltà dell’alterità: il cui oggetto è l’altro, visto non come il nemico, l’escludente o  l’inferiore, ma come ricchezza di possibilità, integrazione e interazione tra punti di vista diversi, solidarietà e alterità di relazioni sulle quali agire per lo sviluppo del bene comune;

Facoltà della creatività: l’immaginazione non ha frontiere; l’unica frontiera possibile per la creatività è rappresentata dal rispetto della dignità umana;

Facoltà della mondialità: promozione delle diversità come le modalità del vivere insieme; stimolare nuove forme di immaginare e vivere la cooperazione e le relazioni sulla base di valori come la giustizia e la conoscenza di saperi; stimolare la partecipazione comunitaria (dal locale al globale).

Per approfondire:

La felicità è un diritto esigibile?

La felicità come nuovo paradigma di sviluppo

La fecondazione assistita: una legge da cambiare

Testamento biologico fermo al palo

Diritti dei migranti, diritti negati

La sicurezza sul lavoro dopo la sentenza Thyssen Krupp

Ultima modifica il Martedì, 27 Settembre 2011 17:08