Stampa questa pagina
18 Mag

Lettera ai medici ricorrenti

Carissimi,

ritengo completamente priva di pregio la deduzione che imputa anche ad azioni legali la non tempestiva emanazione del prossimo bando di concorso per le Scuole di Specializzazione.

Non solo è errata l’informazione tecnica - legale, così come comprovano altri concorsi pubblici italiani, ma i miglioramenti, proposti dalle Associazioni e dall’intero movimento culturale che richiede il diritto a formarsi e a specializzarsi, sono apportabili anche con semplici circolari, trattandosi di prescrizioni in termini di legalità e svolgimento delle prove.

Da sempre conduciamo una battaglia contro le scuole private di preparazione ai test e le strutture preesistenti collegate che, nel campo della formazione post lauream, assumono posizioni inquietanti e richiediamo ai nostri ricorrenti di tenere in considerazione solo le nostre informazioni di carattere tecnico.

A breve manderemo le comunicazioni per le prossime immatricolazioni dei cosiddetti ricorsi “F”, nonché per i ricorsi trasposti e non trasposti con delle brevi note esplicative. Seguiranno poi ulteriori comunicazioni per tutti gli altri ricorrenti sulle tempistiche e altri importanti aspetti.

Il mio obiettivo è, e rimane, dimostrare la fragilità e la contraddittorietà del sistema, portandolo verso la completa apertura della formazione post lauream. Tale mia posizione, anche di carattere tecnico giuridico, a mio avviso dovrebbe essere rispettata, pur se non condivisa.

Questa non è la fine. Tanto meno l’inizio della fine. La verità è che è solo la fine dell’inizio. Insomma, cari ricorrenti, la partita è ancora aperta e sono fermamente convinto che nulla sia impossibile e che si possa cambiare tutto quello che è intorno a noi. Dobbiamo smettere di ragionare come gente sconfitta in partenza, perché per cambiare le cose bisogna volerle cambiare. Con tutte le realtà preesistenti, sane e virtuose, dobbiamo decidere di essere di nuovo protagonisti e non più spettatori. Un nuovo impegno fatto di determinazione, ma anche di amore, e se a muoverci sarà l’indomita volontà di non cedere di un millimetro sui diritti che l’etica universale impone alla società umana … beh, allora sarà davvero possibile.

Potrete continuare a scrivere quel che volete, perseguitarci per quello che rivendichiamo come diritti, dissuaderci. Sappiate semplicemente che noi continueremo.

Perché subire è morire ogni giorno, consumati da un passivo torpore che addormenta i sogni e quello per cui vale la pena di esistere. Difendere le idee, alzare la testa e non subire più, ci trasforma in esseri veramente viventi, da bruchi a farfalle, e ci rende sempre più liberi e felici di esistere.

I have a dream, disse qualcuno.

Oggi io dico ai miei ricorrenti (sto scrivendo dallo Sportello Legale del carcere di Rebibbia, sala colloqui con i detenuti dal “fine pena mai” che ancora non si arrendono): andiamo avanti, fino all’ultimo frammento di cuore!

Avv. Michele Bonetti

Ultima modifica il Lunedì, 18 Maggio 2015 15:29