Oggi, 23 gennaio 2012, è giornata ufficiale di sciopero da parte delle auto bianche contro le liberalizzazioni del Governo Monti. Si tratta, tuttavia, soltanto della prima di un ampio raggio di proteste a cui le più varie categorie hanno dato il via al fine di difendersi dalle novità introdotte dal decreto approvato.
C’è chi, come i citati tassisti, reclama un incontro in cui discutere con il governo delle nuove misure introdotte, chi, come le ferrovie, le considera "un attacco al lavoro" e proclama uno sciopero per il giorno 26 gennaio, volto a contrastare la cancellazione dell'obbligo per le aziende di applicare il contratto nazionale di settore; un tale provvedimento costituisce, infatti, un mezzo per agevolare l’ingresso di nuovi operatori e comporta disagi per i lavoratori di Trenitalia.
Vi è, poi, Federfarma, la quale ha annunciato la serrata "se il Parlamento non modificherà il testo del decreto" e non mancano le opposizioni dei sindacati di base, i quali si oppongono invece alla manovra 'salva-Italia' ed alle conseguenze che da essa scaturirebbero inevitabilmente, ovvero la riduzione del potere d'acquisto dei salari attraverso l'aumento dell'Iva, dell'Irpef locale, dei ticket sanitari e delle accise sulla benzina.
Ad incrociare le braccia per cinque giorni sono anche gli autotrasportatori di Trasporto Unito ed i benzinai sono pronti a fermarsi per dieci; questi ultimi, però, lamentano non un eccesso di liberalizzazioni, ma una carenza. La Figisc Confcommercio è stata la prima a minacciare 7 giorni di serrata, ma valuta l’opportunità di revocarli, mentre Faib e Fegica li hanno confermati.
Eccetto il fronte dei gestori dei benzinai, che appare spaccato al suo interno, il carattere eterogeneo delle proteste è evidente. Persino gli avvocati hanno programmato sette giorni di sciopero: i primi due avranno luogo il 23 e il 24 febbraio, gli altri nel mese di marzo intorno alle date del 9 e del 10.